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Fatti in tre per la tua tesi: dall’introduzione alla conclusione

La testa della tua tesi: l’introduzione

Discutere la propria tesi di laurea è un momento sognato sin dal giorno dell’immatricolazione. Sembra sempre lontano questo appuntamento. Ma poi, dopo anni di studio, finalmente si arriva a coronare la propria carriera da studente universitario. La redazione della tesi – al pari del percorso di studi – richiede grande impegno perché si tratta di identificare una meta e di cercare di raggiungerla parola dopo parola.

La meta per tutti gli studenti universitari è naturalmente la laurea, ma il modo in cui si raggiunge questo obiettivo può variare molto da studente a studente. Si tratta quindi di scegliere in che modo si vuole arrivare alla corona d’alloro decidendo i risultati che si vogliono ottenere stendendo la propria tesi.

L’introduzione serve proprio a questo: si indica infatti l’obiettivo che, nella conclusione della tesi, dovrai dimostrare di aver raggiunto. L’introduzione di una tesi universitaria deve quindi essere al tempo stesso chiara e sintetica, perché ci sarà tutto il tempo e il modo per chiarire i vari punti. Svolge in sostanza lo stesso compito del titolo della tesi, anche se in maniera più ampia

Essere brevi non significa infatti sacrificare informazioni importanti. Al contrario un’introduzione efficace è proprio quella capace di dire tutto il necessario senza dilungarsi troppo.

Come il cappello di un articolo di giornale deve saper dire e non dire, anticipare ma senza svelare tutto, incuriosire senza però essere troppo vaghi, allo stesso modo l’introduzione di una tesi universitaria deve essere ben architettata affinché tutta la tesi possa partire col piede giusto.

Il cuore pulsante della tesi: quando si entra nel vivo dell’argomento

Una tesi universitaria deve essere ricca di spunti, densa di ricerche e argomentazioni, ma anche fluida, fruibile e chiara. Per questa ragione il corpo della tesi va diviso in capitoli, di più facile consultazione e – a loro volta – i capitoli vanno divisi in paragrafi e sottoparagrafi.

Suddividere la propria tesi in varie parti non significa di certo dar vita a un’accozzaglia di informazioni frammentarie. Al contrario è utile perché consente di leggere e valutare più agevolmente quanto scritto. La divisione in capitoli e paragrafi deve quindi essere un’operazione a cui dedicare tutta l’attenzione necessaria. Non va affatto sottovalutato questo aspetto, così come non vanno sottovalutati indice e bibliografia, pilastri altrettanto importanti di una buona tesi di laurea.

I piedi della tesi: i passi avanti che sono stati fatti

La fine della tesi universitaria è il momento in cui bisogna tirare le conclusioni. Com’è andato questo periodo di studio matto e disperatissimo? Quando la tesi è di tipo compilativo le conclusioni saranno soprattutto una rielaborazione, una personale riflessione sul materiale raccolto e selezionato, mentre nel caso di una tesi sperimentale le conclusioni sono effettivamente i risultati ottenuti tramite le ricerche fatte.

In ogni caso il momento delle conclusioni è importante perché consente di effettuare una verifica del lavoro fatto: tirando le somme della tesi, occorre infatti chiedersi se si è stati in grado di tenere fede ai risultati promessi nella premessa.

Sin dall’inizio della lettura di una tesi deve poter essere possibile intuire dove si intende arrivare. E la meta a cui la tesi è giunta deve poi rivelarsi all’altezza delle aspettative, perché in questo elaborato c’è il succo di anni di studio.

È anche un indice per misurare il grado di maturità e conoscenza raggiunti nel momento in cui si sta per chiudere il capitolo università. Al tempo stesso rappresenta un punto di partenza per raggiungere altri obiettivi.

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